I muretti a secco: tradizione e arte contadina nel rispetto della natura

Per me che amo tanto la campagna è un piacere scrivere qui di un elemento molto suggestivo che caratterizza le campagne della nostra splendida isola. I muretti a secco. Da secoli parte integrante del paesaggio rurale. Essi sopravvivono al tempo e ne contrastano ancora oggi l’azione erosiva assolvendo caparbiamente al compito per il quale in parte sono stati creati.

Il nostro occhio è talmente abituato alla loro agreste presenza da indurci spesso ad ignorarla, eppure merita ammirazione. E’ una presenza che arricchisce di bellezza il quadro di arte bucolica che è la campagna siciliana.

* * *

I muretti a secco sono espressione di abilità, di ingegno e di arte antica. Sono ritenuti uno dei primi esempi di manifattura umana. Accade che già in epoche primitive nel dissodare i campi i contadini raccattano le pietre accumulandole ai margini degli stessi e ben presto ne riscontrano l’utilità. Razionalizzando pertanto l’accatastamento danno vita a rudimentali muretti estremamente resistenti. Ovviano così a svariate necessità quali delimitare le proprietà e fungere da argine ai terreni scoscesi allo scopo di creare terrazzamenti per le colture.

 La tecnica primitiva, nel tempo viene perfezionata. Ai giorni nostri la costruzione dei muretti a secco segue una tecnica ricercata che concilia bellezza, armonia e funzionalità. Con questa tecnica le pietre vengono collocate ed incastrate con virtuosismo, dopo un’attenta selezione.

 Il risultato finale è un mosaico che disegna e abbellisce il paesaggio rurale, collocandosi a pieno titolo nell’arte del ‘Dry stone walling’. Parliamo di un’arte che abbraccia tutti i vari aspetti relativi alla costruzione di strutture in pietra. Strutture realizzate accatastando le pietre una sull’altra, non usando alcun altro materiale, nell’assoluto rispetto dell’ambiente, che non viene alterato bensì naturalmente arricchito e fortificato.

* * *

Le pietre, che costituiscono queste amene quanto utili costruzioni favoriscono anche un più rigoglioso sviluppo delle coltivazioni. Alla vegetazione viene trasferita l’umidità che esse assorbono dall’aria specialmente nelle zone di mare, irrigandole naturalmente senza alcun costo e fatica.

Queste costruzioni nascono povere in agricoltura, dando vita, oltre che a muretti, anche ad ovili e masserie. Successivamente diventano anche preziose e caratterizzanti nonché pittoresche. Ne sono un esempio i trulli pugliesi a scopo abitativo. Sono una dimostrazione della precisione, tenacia e fatica dell’uomo che riesce a dar vita ad opere che nella loro apparente semplicità rivelano la genialità umana.

Esse rappresentano un po’ anche la metafora della vita ed un messaggio di positività per affrontarla al meglio. Il pietroso campo da dissodare è il nostro cammino, le pietre sono le difficoltà, i problemi. Ostacoli che, se vengono affrontati con spirito positivo, potranno fortificarci e arricchire il nostro percorso. Via via perderanno la loro negatività rendendosi utili alla nostra volontà di migliorarci.

inoltre ci insegnano la pazienza, la caparbietà, la lentezza contrapposta alla fretta. Passo dopo passo, una pietra dopo l’altra prestando cura ed attenzione a ciò che la nostra mente, con il prezioso ausilio delle mani, sta elaborando, garantiscono la bellezza e la perfezione del risultato.

* * *

Prima ho citato i trulli che tutti sappiamo essere in Puglia, ebbene essi rappresentano l’apice di questa antichissima arte contadina, che attraverso i muri a secco ritroviamo invece un po’ in tutta Italia, ma in alcune regioni molto di più che in altre, particolarmente in Sicilia.

Qui in alcuni territori quali quelli ibleo ed etneo, si estendono come un ricamo che trapunta le campagne conferendo loro un  fascino antico di sorprendente bellezza.

* * *

Nella provincia ragusana ne sono elemento caratterizzante. La ragione di questa incisiva presenza affonda le sue radici nel Cinquecento, quando estesi feudi  vengono frazionati in appezzamenti  minori ed assegnati a tanti piccoli proprietari terrieri che li delimitano in tale armoniosa maniera, servendosi della manodopera e della pratica inventiva dei contadini. Realizzati con la pietra calcarea ragusana, ancora oggi delimitano i confini delle proprietà e sono presenti anche nell’area del Castello di Donnafugata.

Oltre che nella campagna iblea li ritroviamo a Pantelleria dove ai tempi vengono costruiti per contrastare il dislivello del terreno. Qui trovano la loro espressione artistica nei Giardini Panteschi.

Nei territori etnei come Randazzo, Piedimonte Etneo, Linguaglossa, dove sono costruiti con pietra lavica, sostengono i terrazzamenti dei ricchi vigneti e costituiscono delle suggestive strutture piramidali, le cosiddette “turrette” vecchie di duecento anni.

* * *

Nel novembre 2018, l’Unesco li ha inseriti nella lista degli elementi immateriali Patrimonio dell’Umanità a seguito della candidatura presentata congiuntamente da otto Paesi: Italia, Francia, Grecia, Spagna, Svizzera, Croazia, Slovenia, Cipro.

Riporto di seguito la motivazione del riconoscimento: “L’arte dei muretti a secco riguarda il know-how relativo alla realizzazione di costruzioni in pietra impilando le pietre l’una sull’altra, senza utilizzare altri materiali se non a volte il terreno asciutto. Le strutture in pietra a secco sono distribuite nella maggior parte delle aree rurali – principalmente in terreni scoscesi – sia all’interno che all’esterno degli spazi abitati, sebbene non siano sconosciuti nelle aree urbane.

La stabilità delle strutture è assicurata dall’attenta selezione e posizionamento delle pietre e le strutture in pietra a secco hanno modellato numerosi e diversi paesaggi, formando vari modi di abitazione, agricoltura e allevamento.

Tali strutture testimoniano i metodi e le pratiche utilizzate dalle persone dalla preistoria ad oggi per organizzare il proprio spazio di vita e di lavoro ottimizzando le risorse naturali e umane locali. Svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione di smottamenti, inondazioni e valanghe e nella lotta all’erosione e alla desertificazione del territorio, migliorando la biodiversità e creando adeguate condizioni microclimatiche per l’agricoltura. I portatori e gli operatori includono le comunità rurali in cui l’elemento è profondamente radicato, nonché i professionisti del settore edile.

Le strutture in pietra a secco sono sempre realizzate in perfetta armonia con l’ambiente e la tecnica esemplifica un rapporto armonioso tra l’uomo e la natura. La pratica viene tramandata principalmente attraverso l’applicazione pratica adattata alle condizioni particolari di ogni luogo.

Per tramandare alle nuove generazioni questa antica architettura rurale si è pensato anche all’organizzazione di appositi corsi, che ne insegnano la tecnica, l’uso degli appositi arnesi e tutti gli accorgimenti per una ottimale realizzazione.

Presente in ARTE E CULTURA e TRADIZIONI