La cicerchia dal passato al presente – la controversa storia di un legume

Qualche giorno fa al supermercato ha attirato la mia attenzione  qualcosa che mi ha riportato all’infanzia, un legume, la cicerchia che da anni non ho più mangiato. Sollecitata dalla nostalgia di un gusto dimenticato, l’ho acquistata. Voi la conoscete? E’ mai comparsa sulle vostre tavole? Vi racconto la sua storia…

Tracce storiche millenarie ed etimologia

E’ un legume molto antico, tracce della sua esistenza sono risalenti a circa 8000 anni fa in Mesopotamia. Coltivato in Asia, Africa ed Europa. In Italia fin dall’antica Roma e anche in Grecia era apprezzato. Tuttavia non proviene né dall’Europa né dall’Africa bensì dal Medio Oriente.

Il suo nome scientifico è Lathyrus sativus. Chiamata dai romani  cicercula, dai greci lathiros. In Sicilia c’è chi la chiama Ciciruòcculu, chi Rumanedda e chi Ianga ‘e vecchia. E’ chiamata  anche pisello d’erba o pisello d’India . Le cicerchie hanno la forma irregolare di sassolini simili ai ceci ma più schiacciati. Il loro colore non ben definito va dal grigio, al bianco al giallo chiaro.

In Sicilia regalo dei normanni

Vi è una parte di Sicilia definita da Sciascia “Lombardia siciliana”. In quest’area che comprende diversi paesi delle province di Messina, Catania, Siracusa ed Enna, il dialetto siciliano viene sostituito dal gallo-italico. Trattasi di un idioma che deriva da una mescolanza etnica fra genti locali e settentrionali chiamate dalla regina Adelasia, terza moglie di Ruggero I di Sicilia e madre di Ruggero II, nel XII secolo, da qui la definizione di Sciascia. Molto probabilmente a quei popoli nordici va il merito di aver portato la cicerchia in Sicilia. Licodia Eubea, nel catanese ne vanta una buona coltivazione e anche Aidone, Nicosia e Piazza Armerina. Nel messinese San Fratello, Acquedolci, Novara di Sicilia fanno un notevole uso di questo legume, che per quanto ancora poco conosciuto inizia a destare l’interesse di tanti giovani agricoltori.

Cibo povero ma ricco

Un tempo diffusa in Italia in tutta l’area mediterranea, la sua coltivazione è stata successivamente solo prerogativa del centro sud soprattutto della Sicilia. Nell’isola ha un’antica tradizione nell’alimentazione contadina. Nel  ‘900 il consumo si ridusse gradatamente fin quasi a scomparire del tutto dalle mense casalinghe. La causa va ricercata nel migliorato tenore di vita nelle campagne… ma non solo per questo e vedremo più avanti…. Questo legume è sempre stato infatti considerato un cibo povero ma ad alto valore proteico. Sostitutivo della carne dunque, presente nelle cucine dei contadini solamente nelle grandi occasioni.  La sua capacità di crescere anche in condizioni proibitive, ne costituiva l’unica fonte di sostentamento alimentare per i più poveri nei periodi grami, insieme a pochi altri ortaggi.

La cicerchia è un alimento con eccellenti caratteristiche nutrizionali. Essa è povera di grassi e ricca di proteine, vitamine del gruppo B, vitamina PP, sali minerali, fibre, calcio e fosforo. E’ un legume molto energetico che aiuta la memoria ed ha benefici effetti anche su cuore, denti, ossa e muscoli.

Tenacia e caparbietà di una pianta

La sua pianta è molto simile a quella dei ceci, ma la cicerchia è ancora più resistente a climi torridi e secchi, alla siccità e a terreni inospitali. Viene seminata nel periodo compreso tra dicembre e gennaio. La raccolta avviene in estate quando i baccelli diventano scuri. Le piante vengono falciate a mano e messe ad essiccare. Successivamente battute con dei bastoni (marruggi). Dopo meccanicamente si separa la paglia dai semi che vengono definitivamente privati dai residui, prima con un forcone (tradenta) e poi con un grande setaccio (crivu).   

Gusto e versatilità

Con il suo sapore delicato e caratteristico, simile a quello di  fave, ceci e piselli insieme, la cicerchia è un legume piuttosto versatile con cui vengono preparati gustosi piatti. Si va dalle zuppe alle minestre, purea e vellutate o la si può servire semplicemente lessata o come contorno. Dalla macinazione si ottiene una farina con cui si realizzano alcuni tipi di pasta. Pappardelle, orecchiette ed inoltre focacce, dolci, creme, crespelle e la polenta. Quest’ultima preparata con broccoli e salsiccia a Licodia Eubea nel catanese rappresenta un piatto rurale tradizionale, la patacò, a cui viene dedicata anche una sagra annuale.

Grandi pregi e pochi difetti facilmente gestibili

L’essere stata relegata nel dimenticatoio fino a poco tempo fa, ha una doppia motivazione. Una è l’essere considerata un cibo estremamente povero nonostante i suoi pregi, associato alla carestia e alle sue sofferenze e privazioni. L’altra la più plausibile è legata alla presenza nella sua composizione, di una neurotossina denominata latirina. Il latirismo è infatti una malattia che provoca disturbi neurologici e paralisi spastica degli arti inferiori. Questa malattia è sempre stata riscontrata nel passato, dopo lunghi periodi di carestia con alimentazione quasi esclusivamente a base di cicerchia.  Tuttavia le percentuali di questo pericoloso aminoacido denominato Odap presenti in essa,  sono molto limitate. Bisogna preoccuparsene qualora se ne facesse un consumo eccessivo e prolungato, come appunto accadeva durante le carestie. Consumandola saltuariamente e osservando dei semplici accorgimenti  se ne trae soltanto un considerevole beneficio nutrizionale oltre al piacere per il palato.

Cosa bisogna fare per neutralizzarne la tossicità pur facendone un uso moderato? Fondamentale  effettuare le seguenti operazioni preliminari prima di procedere alla realizzazione dei piatti:

Tenerla in ammollo con acqua fresca e sale per 24/48 ore cambiando più volte l’acqua;

Sciacquarla sotto acqua fresca;

Cuocerla ad alta temperatura con abbondante acqua non salata per circa 2 ore

Riconoscimenti meritati

Oggi la cicerchia lentamente rivalutata, ha conquistato un posto di tutto riguardo nell’alimentazione soprattutto quella vegana ed ha trovato spazio anche nelle cucine stellate.

Recentemente ha ottenuto il riconoscimento di prodotto agroalimentare tradizionale italiano (PAT) da parte del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali.

Presente in Cucina e Piante